E' quanto è emerso nei giorni scorsi dai media nazionali che hanno rilanciato la notizia diffusa da Greanpeace. Responsabile dell'inquinamento sarebbero
le lavorazioni del polo chimico di Spinetta nel corso degli anni. In Veneto, dove il presidente Zaia ha chiesto lo stato di calamità, la situazione sta creando forte preoccupazione. Sul fronte alessandrino, per ora, tutto tace.
Arpa, tuttavia, ha inserito già da tempo la ricerca delle sostanze perfluoro-alchiliche (Pfas, appunto) nel protocollo dei monitoraggi sulle acque del Bormida.
Si tratta di “composti chimici di sintesi utilizzati in molteplici applicazioni industriali e in prodotti di largo consumo Sono usati principalmente per rendere resistenti ai grassi e all'acqua diversi materiali, quali tessuti, tappeti, carta, rivestimenti di contenitori per alimenti, nonché come emulsionanti e tensioattivi in prodotti per la pulizia, insetticidi, schiume anti-incendio, vernici. Questi composti –
spiega Alberto Maffiotti, direttore di Arpa Alessandria - sono considerati
altamente persistenti nell'ambiente, con una rilevante capacità di diffusione nell’ambiente idrico”.
Ad usarli sono le aziende del polo chimico. “Nel 2011- 2012 aderendo ad una richiesta di collaborazione del Cnr,
i tecnici del Dipartimento di Alessandria di Arpa hanno eseguito una serie di campionamenti delle acque superficiali del fiume Bormida,
della falda superficiale e profonda dell’area a valle del polo chimico di Spinetta Marengo che, all’epoca, utilizzava composti fluoro alchilici tra cui il Pfoa,composto sostituito negli ultimi anni con altro componente di sintesi”.

In quegli anni, continua Maffiotti, “I risultati analitici
riscontrarono la presenza di queste sostanze nelle diverse matrici acque sottoposte ad analisi a concentrazioni rilevabili nelle acque del Bormida e nell’intorno del limite di rilevabilità nella maggiorate dei campioni delle acque di falda superficiale nell’intorno dello stabilimento già oggetto di limitazioni d’uso delle acque di falda a causa delle altre sostanze inquinanti presenti”.
Vennero quindi eseguiti nuovi campionamenti, “che hanno interessato anche i pozzi dell’acquedotto di Alessandria che, posto a monte idraulico dello stabilimento”,
senza però riscontrare la presenza di Pfas.
Le ultime analisi risalgono al 2016 e sono state eseguite su richiesta del comune di Alessandria. Anche in questo caso, “
non hanno trovato questi composti del fluoro al di sopra del limite di rilevabilità analitico”, sia in superficie, sia in falda.
L'attenzione, tuttavia, resta alta. “Attualmente – conclude il direttore Arpa - la ricerca di queste sostanze è stata inserita nel set analitico delle acque di falda afferenti alla rete regionale di monitoraggio delle acque”.